Ricominciamo da… Caserta. La Caserta “in piano”

Ricominciamo da… Caserta. La Caserta “in piano”

Dalla Cappella della Ratta a Piazza Vanvitelli (già piazza Mercato), passando per la “Biblioteca Tescione”
La Cappella San Donato, nota anche come cappella della Ratta o di San Francesco
La cappella, di proprietà privata, è un raro esempio di architettura del XVIII sec. nella Caserta “in piano”. Ubicata in una stradina definita Vico che caratterizzava l’impianto urbanistico della città antecedente alla costruzione della Reggia vanvitelliana, il cui toponimo deriva dalla dominazione della città da parte dei conti Della Ratta, in specifico del conte Francesco Della Ratta, conte di Caserta nel 1382. La cappella gentilizia sorgeva nel villaggio detto Torre, il primo nucleo della città moderna.
Lo storico Esperti (1775) riporta il toponimo della strada, detto appunto vicolo della Ratta e la casa della famiglia che sorgeva, accanto alla cappella: “Nella detta Torre abita il signor D. Pasquale della Ratta discendente da secondogeniti della Ratta conti di Caserta, quale D. Pasquale tiene una ben tenuta cappella accosto alla sua casa, sotto il titolo di S. Donato”.
Il portale d’accesso è stato tompagnato, probabilmente per sostenere l’architrave scollato. L’ingresso è incorniciato da lesene in piperno con capitelli. Al centro dell’architrave il volto di un putto con le ali spiegate e ai lati due fiori. All’interno del timpano spezzato una croce raggiata sostenuta dal teschio affiancata da due angeli. L’ interno ad unica navata presentava ancora alcuni decenni fa pregevoli stucchi nella volta su fondo azzurro, il pavimento presenta forse lo stemma della famiglia della Ratta e l’altare appare ancora intatto. Alcune fonti fanno riferimento all’esistenza di una cripta.. Nella parte libera laterale destra e sul lastrico solare piante di alto fusto stanno continuando l’ opera di degrado.La chiesetta è ubicata in Viella della Ratta, 16 a Caserta, angolo Piazza Correra, ed è chiusa al pubblico.Sottoposta a vincolo monumentale con DM del 3 gennaio 1994, è attualmente murata e non visitabile e versa in condizioni di grave abbandono. Le già precarie condizioni di degrado, accentuatesi dopo il sisma del 1980, denotano che da moltissimi anni non è oggetto di alcun intervento da parte della proprietà e delle Autorità competenti.
Fino agli anni cinquanta veniva ancora adibita a funzioni religiose; pertanto un intervento di restauro urgente potrebbe di nuovo riabilitarla a tali funzioni o comunque potrebbe essere destinata ad iniziative culturali pubbliche.
RIFERIMENTI STORICO-BIBLIOGRAFICI:
C. Esperti, Memorie Istoriche ed ecclesiastiche della città di Caserta,
Napoli 1773-75, rist. Bologna 1978;
G. Tescione, Caserta ed i suoi conti e signori, Caserta, 1990.
Da piazza Mercato a piazza Vanvitelli
Allorchè Carlo di Borbone acquistò lo Stato di Caserta (1750), il villaggio Torre, e so¬prattutto la piazza del Mercato, costituivano ormai il fulcro delle attività economiche, politiche ed amministrative di Caserta “in piano”.
Utilizzando la documentazione iconografica ed archivistica è stata realizzata una ricostruzione grafica di piazza Mercato, con gli edifici pubblici e privati, che sorgevano lungo il perimetro della piazza ed i percorsi viari che l’attraversavano: Strada di S. Antonio (attuale via Giannone), strada del Carmine (attuale via Pollio), strada delle Carceri (attuale via Leonetti) secondo un disegno conservatosi fino ai nostri giorni, nonostante i numerosi interventi demolitivi.
La ricostruzione della piazza e delle consistenze edilizie risalenti al 1750, momento di transizione tra il passato (l’epoca baronale) ed il futuro, che vedrà la città comunque rapportata alla presenza del complesso Vanvitelliano, vuole costituire un punto fermo sull’identità storica di una città che spesso è stata identifi¬cata solo con la “reggia”.
Dal 1407 il Mercato settimanale si svolgeva nella grande piazza con fontana, davanti al palazzo degli Acquaviva, in uno spazio appositamente attrezzato con botteghe e depositi.
In un documento del 1636 così era descritto: “Davanti al Palazzo sorge il mercato che consiste in un quadro piano, la cui capacità può ascendere a moia quattro in circa, et essendo in forma quadrata, viene da tutte le quattro faccia da diverse habitazioni habitata, la maggior parte de quali sono palatiate. Quivi in giorno di sabato si vede un concorso grandissimo di gente di ogni qualità e sesso, che da luoghi convicini, altri a vendere et altri a comprare si reducono a luoghi terminati per ogni sorte di Mercantie e merci, tanto di animali grossi, e minuti, come di robbe commestibili e d’ogni sorte, come sono salami, formaggi, casicavalli, latticini, grani, orzi et altri legumi, lini, canapi, tele, verdure, frutti, pollami, capretti, ove, et in somma in esso detto dì non manca cosa veruna necessaria all’human vitto, anzi che d’avantaggio avanza nel fine del tempo, che dura il mercato, a ben può dirsi emulo al Mercato napoletano, havendo così divisi li luoghi, ove de merci si vendono. Il Mercato nostro have anco in prospettiva una fontana di marmo con conca grande e piccola, con molti giochi d’acqua, … E’ in esso un Hosteria grande con commodità di forestieri”.
I principali edifici “pubblici” intorno ai quali si sviluppa il tessuto edilizio della piazza nel 1750 sono il Palazzo Vecchio, già Acquaviva (A); la Locanda della Posta ( C); il Regio Granile (D).
Dopo l’Unità d’Italia al posto del Regio Granile, viene costruito l’edifico che ospita la Banca Nazionale, la Prefettura è ospitata nel Palazzo Castropignano, già appartenente alla famiglia Trotta, che alla fine degli anni sessanta del secolo scorso fu abbattuto ed al suo posto fu costruito l’edificio che ospita oggi gli uffici del Comune.
Intervengono anche altri cambiamenti di tipo decorativo e commemorativo: secondo il modello ottocentesco nell’area centrale della piazza rettangolare si realizza un un giardino recintato, organizzato attorno ad un monumento centrale: il monu¬mento a L. Vanvitelli, il doppio filare di alberi,
Tale composizione si è conservata fino ai nostri giorni: sono cambiate invece le destinazioni d’uso di molti edifici, cambiamenti che hanno comportato spesso interventi demolitivi (cfr. Palazzo Castropignano) o trasformazioni edilizie (cfr. l’edificio della Locanda della posta) che hanno contribuito a stravolgere l’originaria unitarietà urbanistica, così come si era consolidata tra settecento e ottocento.
Legenda della ricostruzione grafica
Edifici pubblici:
Palazzo Vecchio, già Acquaviva (A), oggi prefettura
Regio Granile, oggi banca d’Italia (D)
la Locanda della Posta (C)
Fonte: Le piazze spazi della vita collettiva. Una ricerca sul territorio a cura di M.R. Iacono. Roma 2002.
La Biblioteca Comunale “Giuseppe Tescione”
La biblioteca, si trova nell’ex Convento di Sant’Agostino con l’accesso da via Mazzini 16. E’ costituita dal fondo librario e documentario donato al Comune di Caserta dal dottore Giuseppe Tescione (1914-2002) di illustre famiglia, pediatra e studioso della storia casertana..
La biblioteca è composta da specifiche sezioni: quella speciale, costituita dalle opere di famiglia , tra le quali quelle di Giovanni Tescione, padre del donatore, uomo di grande impegno culturale, autore di importanti pubblicazioni, quali L’ arte della seta a Napoli e la colonia di San Leucio (pubblicato a Napoli 1932).
Al dottor Giuseppe Tescione si deve l’importante pubblicazione Caserta Medievale e i suoi conti e signori (Caserta, 1990).
La biblioteca possiede raccolte di libri rari e antichi, di testi fondamentali per la storia del Mezzogiorno e di Terra di lavoro, manoscritti, corrispondenza con personaggi illustri, immagini e cartoline d’epoca.
La Biblioteca è stata inaugurata e aperta al pubblico il 16 dicembre 2002.

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