Lunedì 7 ottobre, presso la sala Sirica dell’Ordine degli Architetti di Caserta, nel corso dell’evento dedicato alla figura dell’architetto Alessandro Rimini, promosso dall’associazione Italia Nostra di Caserta e dall’ordine degli Architetti di Caserta, è stato proiettato il Docufilm “Alessandro Rimini, storia di un architetto”.
Sono intervenuti, per Italia Nostra, la presidente Maria Carmela Caiola, il vicepresidente Giancarlo Pignataro e la consigliera Pina Marino Marsilia, per l’ordine degli Architetti il consigliere Antonio Buonocore. In collegamento da Bologna il Regista del film Davide Rizzo e il vicepresidente dell’ordine degli Architetti di Bologna, Daniele Vincenzi.
La figlia dell’architetto Rimini, Signora Liliana, ha inviato il un messaggio di saluto.
Messaggio di saluto della Signora Liliana Rimini
In questa importante occasione, organizzata da Italia Nostra di Caserta in collaborazione con l’Ordine degli Architetti, mi spiace molto non essere presente ma ringrazio le tante persone che si sono adoperate per la proiezione del Docufilm su mio padre, l’architetto Alessandro Rimini, in particolare, la presidente di Italia Nostra, Maria Carmela Caiola, il presidente dell’ordine degli architetti di Caserta, Raffaele Cecoro, il vicepresidente di Italia Nostra e presidente della commissione cultura dell’ordine, Giancarlo Pignataro, Pina Marino Marsilia che, in qualità di consigliera di Italia Nostra si è fatta promotrice dell’evento, il regista del Docufilm, Davide Rizzo, che sarà presente alla proiezione assieme a Daniele Vincenzi, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti di Bologna.
Un grazie di cuore va a tutti i presenti per aver accolto l’invito delle due istituzioni.
Il messaggio di mio padre, che è mio intento trasmettervi e che apprenderete vedendo il Docufilm, è quello di un uomo particolarmente appassionato alla sua professione, alla famiglia e all’arte, che ha vissuto le esperienze terribili di due guerre, due prigionie, due fughe, una dal campo di Concentramento di Munster in Vestfalia e una dal treno che lo avrebbe portato ad Auschwitz. Esperienze che l’hanno sì segnato dentro ma che non l’hanno mai abbattuto, perché mio padre non si è mai arreso. E il suo coraggio e la lucidità delle sue decisioni gli hanno permesso di superare il tutto e di continuare la sua professione senza mai rivangare il passato, senza alcun risentimento, sia nei confronti di chi l’aveva denunciato e sia nei confronti di chi si era appropriato delle sue opere, nel momento in cui non aveva la possibilità di firmarle.
Ecco, questo è stato l’insegnamento di mio padre di fronte alle difficoltà della vita: è sempre stato un uomo severo, ma anche giusto, rigido ma dolcissimo. Il ricordo più bello che conservo di lui, infatti, è un ricordo molto dolce e risale a quando, piccolissima, lo cercavo nel cantiere dell’ospedale Cardarelli, dove trascorreva intere giornate durante la direzione dei lavori, da lui curati con impegno e passione.
Liliana Rimini
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