Lo hanno creato quindici associazioni ambientaliste (Altura, Amici della Terra, Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli, Assotuscania, CNP, Comitato per la Bellezza, ENPA, Italia Nostra, LIPU, Mountain Wilderness, Movimento Azzurro, Movimento nazionale Stop al Consumo di Territorio, Pro Natura, Rete della Resistenza sui Crinali, Wilderness Italia) anche sulla spinta del messaggio lanciato all’opinione pubblica nei giorni scorsi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Il Capo dello Stato ha sottolineato con chiarezza come “gli insulti al paesaggio e alla natura, il loro abbandono, oltre a rappresentare un affronto all’intelligenza, sono un attacco alla nostra identità…”.
Queste Associazioni si battono da sempre affinché questo principio venga tutelato, perché la lesione del paesaggio, il consumo indiscriminato di suolo, il depauperamento della biodiversità non trovino riscontro nella legislazione, negli atti concreti di governo, negli interventi amministrativi, a livello nazionale e locale.
Da questo punto di vista preoccupano non poco le novità contenute nel decreto “Semplificazioni”, varato a supporto del PNRR. Le forze che hanno dato vita alla Coalizione negli ultimi mesi si sono molto spese per una razionale e intelligente pianificazione delle installazioni di impianti fotovoltaici ed eolici, ad evitare una selvaggia distruzione del paesaggio e dell’ambiente naturale, puntando sull’individuazione dei criteri e delle modalità idonee a collocarli con minore danno possibile per il paesaggio e la biodiversità che una vera transizione ecologica deve contemplare.
Ora la Coalizione chiede con forza di avere il suo spazio di rappresentanza nell’organismo di consultazione previsto dall’articolo 3 del decreto Semplificazioni.
Nei prossimi giorni la “Coalizione Art.9 per salvare il paesaggio” illustrerà le ragioni che hanno portato alla sua costituzione ai Presidenti delle Camere, ai ministri competenti, ai parlamentari, alle forze politiche, ai Presidenti delle Regioni.
Dà appuntamento per una prima civile protesta in Piazza Montecitorio nella mattina del prossimo 10 giugno.
La più grande Opera Pubblica della quale l’Italia ha bisogno è senza dubbio quella di conservare l’immenso patrimonio storico e artistico che caratterizza il paesaggio, insieme alle sue componenti naturali e coltivate sapientemente dall’uomo.
La crisi edilizia ha da tempo evidenziato l’eccesso di nuove costruzioni e di consumo del suolo, fenomeno che non può essere aggravato dall’aggressione delle aree storiche più importanti e di qualità, sacrificate per soddisfare un mercato che genera diseguaglianze e illegalità. La memoria non si vende, altrimenti si cancella per sempre.
La necessità di ripensare un modello di crescita rispettoso del patrimonio ambientale e culturale, resa evidente dalla pandemia, richiede scelte molto più rigorose nell’utilizzo delle risorse. Gli strumenti di analisi, conoscenza e progettazione oggi disponibili, la vera e profonda innovazione nel lavoro e nel mercato, vanno indirizzati verso percorsi virtuosi e condivisi per valorizzare in senso culturale – e quindi economico in modo duraturo – il patrimonio della nazione.
La città storica rappresenta la concentrazione di saperi e civiltà che hanno distinto la storia italiana, determinato le forme del paesaggio, promosso le libertà dei Comuni e le prime prove di democrazia. Nei sessant’anni trascorsi dall’approvazione della Carta di Gubbio, per garantire la conservazione dei centri storici – da considerare nel loro complesso beni culturali tutelati dallo Stato, nel rispetto delle attribuzioni urbanistiche di Regioni e Comuni – sono stati elaborati strumenti e metodi indispensabili per la certezza del diritto e lo snellimento delle pratiche.
In proposito si richiama la Proposta di legge n. 970 (elaborata nel corso del 2018 da alcuni dei maggiori esperti nazionali guidati dall’associazione Bianchi Bandinelli) che riporta in soli 6 articoli di estrema chiarezza i principi fondamentali per un programma di interventi necessari alla salvaguardia fisica e culturale delle città e degli insediamenti storici.
Alcuni aspetti di questa proposta risultano inseriti nel più ampio provvedimento sulla Rigenerazione urbana in fase di approvazione – che raccoglie confusamente anche le istanze contro il consumo di suolo – ma sono stati privati di ogni efficacia, superati dalle velleità di un’edilizia regolata esclusivamente dal mercato.
La posizione di Italia Nostra sui borghi storici, viceversa, ha già espresso l’esigenza di coniugare la prevenzione di rischi naturali e antropici con rigide norme di tutela che garantiscano la conservazione dei contesti di grande interesse paesaggistico.
Tanto premesso, le Associazioni e le persone che sottoscrivono questo appello
CHIEDONO
al Governo, ai Ministeri competenti, alle Istituzioni pubbliche e ai cittadini:
1. Di rilanciare il tema della tutela dei centri storici già cancellato da numerose leggi urbanistiche regionali, escludendo azioni semplificatorie dannose;
2. Di promuovere la formazione di strumenti urbanistici adeguati alle conoscenze delle realtà fisiche, sociali e culturali del patrimonio esistente e agli obiettivi della loro tutela e valorizzazione;
3. Di predisporre appositi interventi di edilizia popolare pubblica nei centri storici, finanziandoli adeguatamente, come misura di ripopolamento e sostegno alle classi meno agiate.
Per aderire scrivere a social@italianostra.org
Le prime Associazioni e Comitati firmatari:
Associazione Italia Nostra Emergenza Cultura
ANCSA – Associazione Nazionale Centri Storico-Artistici Comitato per la Bellezza
Associazione Ranuccio Bianchi Bandinelli
Guardando a questi ultimi anni Italia Nostra ha lanciato la campagna nazionale “Paesaggi sensibili “ per riaffermare, nel 60° anniversario della Costituzione, il proprio impegno in difesa del paesaggio e del patrimonio storico e artistico della nazione che l’articolo 9 riconosce tra i fondamenti dell’identità del Paese, e a Bassano si è battuta con grandissimo impegno contro le “Torri Portoghesi” e a difesa del Brolo di Palazzo Bonaguro.
Recentemente abbiamo sensibilizzato amministratori e cittadini sul “Paesaggio urbano”, considerato nella complessità della sua stratificazione, dai nuclei storici originari all’insediamento delle periferie sempre più dilatate nel territorio, che stentano però a diventare autonoma città moderna quando non si tratta di aree marginalizzate e residuali da abbandonare alla speculazione edilizia.
Cinquant’anni dopo la carta di Gubbio non possiamo dimenticare che i paesaggi urbani non sono fatti solo di pietre e di fisicità, ma anche di uomini vivi.
Gli uomini hanno bisogno di storia e di bellezza (perciò si vive meglio nel nucleo storico delle città, specie se a dimensione umana), ma anche di spazi in cui essere società: nei quali incontrare, scambiare, frequentare il vicino e il simile ma anche il lontano e il diverso, il forestiero.
L’Associazione non intende limitare la propria azione ed il proprio contributo ad un “ambientalismo estetico” che non risolve i problemi.
Intende piuttosto continuare a fare la sua azione di tutela del nostro patrimonio storico artistico e ambientale con il necessario concreto impegno a Bassano come nel resto d’Italia.
Diamo priorità ad una nuova idea della città che consideri il verde come cultura e valore da salvare, incrementare e trasmettere non solo un orpello estetico da sacrificare all’amministratore del momento.
Chi ha tagliato gli alberi, nel recentissimo passato, oggi ha privato per 30 anni i cittadini di un bene fungibile.
Lasciare e curare gli alberi in città sono gesti d’amore, ma è anche un atto generoso che altri godranno dopo di noi: un gesto umile e semplice ma carico di fiducia nel futuro.
Ma soprattutto non barattiamo il taglio degli alberi con false illusioni di piste ciclabili!
Piantiamo alberi, piantiamoli subito, piantiamoli assieme ai nostri figli e ai nostri nipoti in ogni angolo della città, lungo le strade e persino nelle piazze. La parola d’ordine è: creiamo spazi verdi non distruggiamoli! Siamo arrivati al punto di non ritorno?
E allora tocca a noi bloccare questo scempio, a noi uomini che amiamo la terra perché in questa terra siamo sbocciati come fiori e cresciuti masticandola, gustandola, questa terra, siamo innamorati di lei, è parte integrante del nostro essere. Tocca a noi che siamo a diretto contatto con le piante, con gli animali, con la vita del terreno, con la natura in modo globale, col paesaggio.
Ma tocca anche a chi è nato e cresciuto in condominio studiare e capire la poesia e la concretezza del mondo naturale e unirsi a noi per invertire la rotta che ci porta a morte certa ed in poco tempo.
Richiesta dichiarazione di rilevante interesse pubblico ex Dl. n. 42/2004 artt. 131, 137, 138, 139, 140, 141, 142 del territorio denominato Alta terra di Lavoro compreso tra la pendice nord del Montemaggiore, la sponda destra del Volturno, le pendici orientali del Monte Cesima e del Roccamonfina, amministrativamente ripartito nei comuni di Roccaromana, Baia e Latina, Pietravariarno, Pietramelara, Riardo, Rocchetta e Croce.
Al di là della surreale denominazione “centro balneare“ (Anna Maria Ortese ha scritto un bellissimo libro “Il Mare non bagna Napoli” e tanto meno Caserta) la notizia di cronaca evidenzia con questo episodio di “riqualificazione urbana”, come negli anni si stia perpetuando una strisciante e silenziosa trasformazione del tessuto urbanistico storico non solo nel centro della città, ma anche nei borghi.
Facendo riferimento al D.M.1444 del 1968, in cui il territorio urbano veniva suddiviso in diverse zone, la zona omogenea denominata “A” indicava i centri storici, in cui possono essere attuati solo interventi di restauro e risanamento conservativo. Pertanto il legislatore cercava di salvaguardare il tessuto storico delle nostre città.
Con il susseguirsi delle varie legislazioni è stata approvata la legge 457/78 che prevedeva la formazione dei Piani di recupero che individuavano nei centri storici, unità minime di intervento o comparti.
Si introduceva il concetto di ristrutturazione edilizia che, negli anni, con varie interpretazioni, ha dato adito ad abbattimenti e ricostruzioni, spesso con finalità speculative. A questo si aggiunse la legge 219/80 post terremoto, che ha dato un ulteriore colpo di grazia agli edifici storici anche vincolati.
A Caserta tutto questo ha visto le diverse amministrazioni comunali adottare e approvare due piani di recupero che hanno totalmente trasformato il volto dei palazzi storici, molti dei quali spariti, e il contesto circostante.
Il primo, negli anni ’80, che prevedeva l’abbattimento di tutte le villette liberty di via Roma e, cosa ancor piu grave, la scomparsa di uno dei complessi edilizi più identitari della città, piazzetta Commestibili, ex mercato cittadino nell’Ottocento. Tutte queste operazioni, furono bloccate da un grande movimento cittadino che assurse anche agli onori della stampa nazionale tutta.
Negli anni novanta è stato dato incarico al professore Scacchetti e relativi collaboratori, per la stesura di un piano di recupero su “aree campioni” tra cui quelle del centro storico della città e di alcune frazioni. Il piano Scacchetti, basato su discutibili criteri di “rigenerazione” del tessuto storico, negli anni sta producendo effetti nefasti nel centro antico con interventi di sostituzione edilizia integrale, anche se non necessariamente in contrasto con le normative vigenti .
Da ciò l’appello di Italia Nostra alle autorità competenti in materia urbanistica e di tutela dei beni culturali e del paesaggio di accertare la regolarità amministrativa, se non penale delle autorizzazioni rilasciate, e di evitare demolizioni e trasformazioni incongruenti con la tutela dei valori identitari.
Facciamo gli esempi più eclatanti che destano veramente perplessità e sconforto nei cittadini legati alla storia e al decoro del centro e dei borghi casertani:
Il Presidente
dott.sa Maria Rosaria Iacono
Questa volontà di essere presenti, solidali e collaborativi con le scuole mira a creare un forte legame tra educazione, formazione e società civile per realizzare un’educazione alla cittadinanza, ora più che mai da intendersi come osservazione strutturata del reale e riflessione sulle possibilità di intervenire sullo stesso per individuarne le fragilità e trasformarle in punti di forza.
Infatti, conoscere, scoprire e comunicare ciò che si è appreso, anche attraverso i linguaggi della tecnologia, restituendolo in una dimensione di partecipazione e fruizione collettiva, è esercizio delle competenze di cittadinanza.
I diversi PCTO (adattabili ai differenti curricula scolastici) sono pensati anche come convergenti sulle linee guida ministeriali per l’insegnamento dell’Educazione Civica.
SEGRETERIA ORGANIZZATIVA
Per l’iscrizione ed eventuali chiarimenti, le scuole possono contattare l’Associazione al seguente indirizzo: educazioneformazione@italianostra.org
pausa caffè
• Esperienze di ricerca e formazione sul paesaggio, Andrea Galli, direttore CIRP, Università Politecnica delle Marche, Ernesto Marcheggiani (CIRP)
• Azioni di ricerca e dialogo con le “popolazioni”. Storia e comunicazione “paesaggistica”, Marco Cadinu, Università di Cagliari
• Cinque anni di Armonie Composte. Seminari sul paesaggio monastico, Gianmario Guidarelli, Elena Svalduz, Stefano Zaggia, Università di Padova
• Il paesaggio delle aree interne tra spopolamento e terremoti, Francesco Chiapparino, Università Politecnica delle Marche
• Percorsi formativi per l’architettura del Paesaggio, Giorgio Peghin, Università di Cagliari
• Il corso di laurea magistrale in Scienze per il Paesaggio, Benedetta Castiglioni, Università di Padova
• Progetti di valorizzazione dei paesaggi della Mosa: l’approccio sensibile nell’insegnamento e nella ricerca, Elisa Baldin, Rita Occhiuto, Université de Liège
• Italia Nostra per l’educazione al paesaggio, democratica, plurale, consapevole, Maria Rosaria Iacono, Italia Nostra
Dibattito e conclusioni
(la conclusione dei lavori è prevista alle 18:30)
L’Iniziativa è valida ai fini della formazione ed è accreditata sulla piattaforma SOFIA con l’identificativo n. 50695
Per partecipare all’iniziativa cliccare l’icona teams o digitare https://bit.ly/2IkBuKo (fare una prova che il collegamento si apra.)
Per informazioni
Italia Nostra – settore educazione e formazione al patrimonio (educazioneformazione@italianostra.org)
CIRP Univpm prof. Andrea Galli (a-galli@univpm.it); prof. Antonello Alici (a.alici@univpm.it)
http://www.italianostraeducazione.org/2020/11/12/per-una-nuova-cultura-del-paesaggio-verso-la-green-deal-strategy